Accadia. Il portiere Pasquale Mazzone ci racconta i due rigori parati nella finalissima con il Real Ariano.

Un’icona, un simbolo, un maestro. Di calcio e di vita. La sua carriera è una piccola fiaba. Tutta da raccontare, pagina dopo pagina, con la giusta lentezza. Con la calma necessaria per gustarla appieno. Ogni riga va letta con attenzione: chi ha fretta e sorvola perde il filo del discorso. Pazienza e curiosità: armatevene, il personaggio le merita tutte.

Pasquale Mazzone, una carriera importante tra i pali: tra i professionisti, ma anche nei dilettanti.

Quest’anno ha voluto scommettere sullo Sporting Accadia, gli è piaciuto l’ambiente. Non poteva dire di no al suo grande amico Gerardo Natale.

E allora Sporting Accadia, si va.

Dalle sue labbra, pende l’umano romanzo di una passione che ha forgiato prima un uomo e poi un calciatore.

“Ne ho vinti diversi di campionati e di partite importanti – attacca il portierone -, ma quella di domenica scorsa è stata davvero speciale per me”.

E’ stato il protagonista della sua squadra: nel momento topico ci ha messo le sue manone. L’ha scritta anche lui la storia dello Sporting Accadia.

“Il ruolo del portiere è poesia pura – ci dice -. Le parate, le solitudini, i guizzi, gli errori: la nostra storia è fatta di attimi. Nessuno può permettersi di raccontare il pallone come potremmo noi. Ogni portiere ha, dentro di sè, un che di poetico”.

Poesia pura. Quella del portiere, certo. Ma anche quella dello Sporting Accadia, la sua seconda casa, e la sua famiglia allargata. 

“Di questa stagione porterò nel cuore molte cose – conclude con un pizzico di emozione, Pasquale Mazzone. Riportarne in superficie alcune significa sicuramente tralasciarne altre. Colgo però l’occasione per ringraziare il presidente Michele De Rosa e il patron Antonio Metauro, persone davvero speciali”

Mazzone uno di noi”, cantavano i tifosi dell’Accadia a fine gara e lui di certo non ha potuto trattenere una piccola lacrima

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