In Molise sono furiosi: basta squadre foggiane, beneventane e casertane!

Nella vicina Molise molte compagini calcistiche di quella regione si sentono indifese contro lo strapotere di squadre foggiane e casertane che vincono quasi tutto.

Molte testate giornalistiche hanno analizzato la stagione che sta per concludersi.

“Quest’anno il campionato d’Eccellenza – leggiamo -, che per qualche ragione che sfugge al buon senso è stato disputato con squadre dispari, ha visto ai nastri di partenza sei società non molisane (le campane Comprensorio Vairano, Tre Pini Matese, Alliphae e le pugliesi Gioventù Dauna, Casalnuovo Monterotaro e Pietramontecorvino) su un totale di diciassette. Un terzo del torneo di fuori regione. All’ultima giornata, per la trepidazione di tutti gli sportivi molisani, si giocavano il successo finale i foggiani della Gioventù Dauna e i casertani del Tre Pini Matese.

Un caso isolato? Macché. In Promozione “spiccano” Frentania e Roseto dalla Puglia, Fwp Matese, Real Prata e Carullo dalla Campania. E scendendo di categoria la musica è sempre quella. In Prima il Real Biccari, poi altre squadre foggiane. Si dirà: vabbè, ma almeno i calciatori saranno quasi tutti molisani – continuiamo a leggere -. Manco per idea. Basta fare un giro sui campi di periferia, da quelli impolverati di terra a quelli dal manto sintetico appena sistemato, per rendersi conto che “l’invasione” pugliese e campana riguarda soprattutto le rose. Formazioni zeppe di calciatori delle regioni limitrofe che cercano campionati più tranquilli di quelli sotto casa e magari anche qualche bel rimborso economico.

Ora, nulla contro foggiani, casertani e beneventani. Ma ha senso chiamare molisano un campionato di questo tipo? E secondo quale criterio – evidenziano dal Molise – ha diritto a salire di categoria una pugliese che gioca in Molise? Forse quello economico, visto che da fuori regione fanno a gara per giocare da noi, dove i tornei sono più facili e gli ambienti di certo meno ostili.

E come se non bastasse che il calcio molisano non ha più (a patto che l’abbia mai avuta) una propria identità, si dovrebbe aprire il capitolo sul livello del gioco. Diciamola tutta: dall’Eccellenza in giù, salvo qualche rara eccezione, il calcio lascia il posto ai calci. Di azioni ben congeniate non si vede l’ombra, di movimenti collettivi anche meno. Non che sia facile, specie se si pensa che chi va in campo difficilmente fa più di due

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