San Severo: qualche limite c’è, bisogna pur dirlo. In serie D è un’altra storia.

SAN SEVERO – Giallogranata sempre penultimi, in serie D, dopo la sconfitta di domenica scorsa a Francavilla sul Sinni (0-3). A volte la buona volontà non basta. Virtù e fortuna viaggiano a braccetto. E’ così.

La storia della prima parte della stagione dei giallogranata in serie D è scritta qui. Non è certo solo l’avversione della Dea Bendata il male maggiore del San Severo. Qualche limite c’è, bisogna pur dirlo. In serie D è un’altra storia rispetto alla Promozione e all’Eccellenza. Altra musica, altro spartito, altri solisti. Ma se un campionato difficile era pronosticabile, nessuno avrebbe immaginato un’andata così povera di punti. Tutti sapevano di dover lottare leccandosi le ferite che inevitabilmente sarebbero arrivate.

Quel San Severo operaio che conquistò il titolo in Eccellenza coi panni ancora sporchi dal lavoro, aveva stupito tutti. La speranza che la favola continuasse c’era eccome. C’era ma non è bastata. Almeno per il momento, direbbe qualcuno.  I rimpianti non mancano, e per fortuna. Non ce ne fossero, vorrebbe dire che l’inferiorità è troppo netta. Invece no: suo malgrado, Danilo Rufini ha di che mangiarsi le mani.

Ed in effetti il San Severo ha pagato troppo dazio. La società giallogranata ha toccato con mano che, a differenza dell’Eccellenza, qui non basta una squadra ben organizzata. Pressochè ogni formazione ha due o tre elementi di esperienza ed alta qualità: quelle che stanno in alto, naturalmente, ne hanno ancora di più.  Ora serve fare punti. “Per la salvezza dobbiamo tirar fuori l’orgoglio. Mettiamoci l’anima: poi vedremo cosa succederà – dice Rufini -, questa squadra compirà il miracolo”.
Antonio Villani La Gazzetta del Mezzogiorno)

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